Recensione libro Vento dell’Ovest – Samantha Harvey

Febbraio 1491. Nel villaggio di Oakham il forestiero Newman viene ritrovato annegato nel fiume presso West Fields; è Carter a dare l’annuncio e il parroco Reve accorre a dare l’estrema unzione.

Resta solo una camicia di colore verde e il corpo è sparito nel nulla. Gli abitanti del villaggio usano il sacramento della confessione per fare ipotesi sull’accaduto. Dalle false ammissioni di colpa, alle superstizioni più assurde, saremo spettatori del più grande teatrino messo in scena da personaggi insospettabili.

L’autrice ci rende uditori di parole che dovrebbero rimanere segrete, spostando l’attenzione sulla colpa, sull’essenza dell’essere umano, morbosamente curioso e che cede alle tentazioni.

Reve è un parroco che prima di tutto confessa a sé stesso di non sentirsi abbastanza per l’incarico a lui conferito e gestire questa situazione delicata lo condurrà sempre più all’interno dei segreti che si annidano in una piccola comunità. Resisterà all’impulso di cedere o si mescolerà alle superstizioni del luogo?

Una lettura intensa e coinvolgente, che contiene una rete intricata di dettagli ed eventi che non annoiano. Unica pecca, la resa storica non è ben congegnata, i pensieri e le azioni dei personaggi risultano a tratti fuori dal tempo, per rendere il senso del libro valido in ogni momento. Se cercate un giallo ben scritto, senza una spiccata cornice storica, questo libro fa al caso vostro.
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